Nel 1923, mentre l’Italia si preparava a entrare nell’era delle grandi trasformazioni urbanistiche e infrastrutturali promosse dal regime fascista, l’ingegnere Piero Puricelli sviluppò l’idea ed il progetto dell’autostrada, concepita come via senza incroci a raso con altre arterie, riservate al traffico veloce delle auto e dei veicoli a motore, escludendo ogni altro veicolo, con il pagamento di un pedaggio per coprire le spese di costruzione e di gestione. Un’idea davvero avveniristica, perché le auto in circolazione a quell’epoca erano poche.
L’inizio dei lavori
Nel 1926 si cominciò a parlare di una “autostrada” destinata esclusivamente al traffico automobilistico per collegare Roma al mare, nasceva così l’autostrada Roma-Ostia, con partenza dalla Basilica di San Paolo fuori le mura, nota anche come Via del Mare dopo il suo ideale prolungamento e partenza dal Campidoglio negli anni successivi.

I lavori iniziarono il primo ottobre del 1927, affidati all’impresa “La Strada”, con l’impiego di circa 1200 operai. Nonostante le difficoltà del clima e del terreno, il cantiere avanzò con impressionante rapidità, arrivando al completamento in poco più di un anno. Il tracciato della strada, lungo oltre 23 chilometri, correva dritto per lunghi tratti, con leggere curve, attraversando in aperta campagna le future zone del Torrino, Mezzocammino, Acilia e Casal Palocco fino al Lido di Ostia. Fu la prima autostrada d’Europa gratuita, la via era affiancata da alberi e decorata centralmente da oleandri, e contava sull’illuminazione di ben 3500 lampioni con un sistema speciale per evitare al guidatore l’abbagliamento dalla fonte luminosa, a testimonianza dell’attenzione anche all’aspetto estetico e funzionale del progetto.
L’inaugurazione
L’inaugurazione avvenne il 28 ottobre 1928 con il Governatore Francesco Boncompagni Ludovisi e da Benito Mussolini in persona, che la percorse per l’occasione alla guida di un’Alfa Romeo 1750. Quest’opera rappresentava molto più di un semplice collegamento stradale tra la capitale e il litorale tirrenico. Era il primo segnale concreto dell’intenzione di espandere Roma verso il mare, proiettandola verso un futuro moderno e funzionale, che il fascismo ambiva a costruire anche attraverso il linguaggio monumentale delle grandi infrastrutture.
La città protesa verso il mare
Ma la Via del Mare non era un intervento isolato. Essa si inseriva in una visione organica di trasformazione e ampliamento della città, che vedeva già nella costruzione della ferrovia Roma-Lido (inaugurata nel 1924 ma pensata anche dallo Stato Pontificio e poi in epoca giolittiana), un primo tentativo di orientare Roma verso il litorale. L’espansione urbana, secondo il piano del regime, doveva proseguire in direzione sud-ovest, con un occhio anche allo sviluppo industriale e commerciale, come auspicato da Filippo Cremonesi, primo Governatore di Roma dall’1 gennaio al 9 dicembre 1926. Il sogno di dotare la capitale di un vero e proprio porto a Ostia faceva parte di questo scenario, in cui la direttrice Roma-mare assumeva un valore strategico sia economico che simbolico.
L’altra strada: la Via dell’Impero
In quegli stessi anni, un’altra grande arteria prendeva forma: la Via dell’Impero, oggi Via dei Fori Imperiali, tracciata a partire dal 1925 in mezzo a imponenti demolizioni archeologiche e urbanistiche che cancellarono interi quartieri storici. Questa strada, pensata per collegare il centro monumentale della città con la futura area dell’E42, rappresentava l’asse nord-sud della nuova Roma imperiale e moderna che il regime voleva scolpire nella pietra. La Via del Mare, invece, rappresentava l’asse ovest, proiettato verso il mare e verso le ambizioni coloniali e marinare del fascismo. La Via Imperiale, doveva prolungarsi idealmente nella Via del Mare, consolidando così l’idea di una Roma estesa fino al Tirreno, in continuità con il Lido, la Pineta di Castel Fusano e i nuovi insediamenti del comprensorio pontino.
Dopo il fascismo
Tuttavia, la Seconda guerra mondiale interruppe bruscamente i lavori e i sogni grandiosi dell’E42. Con la caduta del regime nel 1943 e l’ingresso degli Alleati a Roma nel giugno del 1944, molte delle opere rimasero incomplete o sospese. Solo a partire dagli anni Cinquanta, con il ritorno della stabilità e la crescita economica, si riprese a lavorare su questi assi viari: la Via Imperiale fu prolungata come Via Cristoforo Colombo, fino a raggiungere finalmente il mare, consolidando quel legame tra Roma e Ostia che la Via del Mare aveva tracciato per prima.
Con il passare degli anni, l’autostrada Roma-Ostia è stata incorporata nella rete delle strade statali e ha assunto la numerazione di SS 8, che in precedenza apparteneva all’adiacente via Ostiense (da allora riclassificata strada statale 8 bis Via Ostiense, ora SP8-bis) e poi declassificata a Strada Provinciale SP8.