La Via Ostiense, un’arteria vitale dell’antica Roma, fungeva da collegamento cruciale tra la città e il suo principale porto, Ostia, facilitando il trasporto di truppe e merci. Con una lunghezza di circa 24 km (circa 16 miglia), questa strada rappresentava un collegamento diretto tra l’Urbe e il mare, assumendo un ruolo fondamentale per il commercio e l’approvvigionamento, soprattutto di grano e sale. La via Ostiense infatti faceva parte di un più ampio tratto viario prolungando di fatto la via Salaria e quindi collegando le saline del mar Tirreno (mare inferum) a quelle del mare Adriatico (mare superum).
Il percorso originario aveva inizio presso il Forum Boarium, snodandosi poi attraverso la Porta Trigemina delle Mura Serviane. Successivamente, con la costruzione delle Mura Aureliane, il tracciato fu modificato per passare attraverso Porta San Paolo.
Dal punto di vista ingegneristico, la Via Ostiense rappresentava un’opera all’avanguardia per l’epoca. Fu progettata per superare il dislivello della collina di Dragoncello e per elevare il piano stradale al di sopra degli acquitrini circostanti, dimostrando una notevole perizia tecnica. La carreggiata, con una larghezza di quasi 5 metri, era affiancata da tombe e necropoli, testimonianza dell’importanza della strada anche come luogo di memoria e culto3.
Tuttavia, con il declino dell’Impero Romano, anche la Via Ostiense perse gradualmente importanza. Il porto di Ostia decadde a causa della crisi economica e sociale, e la strada fu soppiantata dalla Via Portuense, soprattutto a partire dall’epoca di Costantino. Ciononostante, ampi tratti della strada sono sopravvissuti, preservandosi dalla spoliazione dei resti romani.
Oggi, la moderna Via Ostiense ricalca in parte il tracciato dell’antica strada, collegando Roma a Ostia e passando per importanti siti come la Basilica di San Paolo fuori le Mura.